mercoledì 7 settembre 2016

Zagarolo - il semaforo che non c'è...


ZAGAROLO -
scontro tra uno scooter e una twingo è avvenuto in prossimità dell'incrocio di Via Cancellata Grande con la Gallicano/Colonna. Il centauro è morto sul colpo.



Erano le ore 15.10 del 22 maggio, il motociclista procedeva sulla via che da Colonna porta a Zagarolo quando all'incrocio di Via Cancellata Grande si è scontrato con un veicolo con alla guida un'abitante di zona. L'impatto è stato violentissimo, il centauro, sbalzato dallo scooter, è finito prima contro il guard rail e poi sull'asfalto perdendo la vita sul colpo e rendendo, quindi, inutili i soccorsi.

Sul posto il 118 e la Polizia Locale di Zagarolo che ha eseguito i rilievi. 

A seguito di tale sinistro si è richiesto, all'ente territoriale della città metropolitana di Roma Capitale, l'installazione di un semaforo. Dopo i tempi tecnici necessari, il semaforo è stato installato sulla SP/53b (meglio conosciuta come Gallicano/Colonna) con incrocio Via Cancellata Grande e Via Colle Scossite....ma ad oggi 7 settembre 2016 non risulta ancora attivo.

Giochi e diatribe politiche hanno un bel da fare per questo semaforo che di fatto NON C'E'!

Quindi, noi dell'URAZ, pun non volendo fare alcuna polemica politica, che lasciamo agli altri, possiamo tranquillamente dire che tale semaforo presenta svariate lacune che ne riducono la sicurezza, l'operatività e la corretta installazione dettata dal regolamento di esecuzione del codice della strada.

Sicuramente non è stato ancora attivato ma sopratutto non è stata ancora verificata la perfetta e regolare funzionalità e le relative tarature per assenza di energia elettrica.

Con l'ausilio di documentazione fotografica, possiamo esporre cosa, presumibilmente, a nostro avviso non và in questo impianto semaforico:




come potete vedere il segnale di preavviso presenza semaforo...è stato abbattuto da un veicolo


evidenziato nell'area cerchiata vi è un pannello solare di alimentazione lampada di preallertamento!  ma ... indovinate un pò! qualcuno ha pensato bene di far sparire il tutto è la nuova installazione è mancante di questo dispositivo...e ciò lo potete vedere in successive foto.




Quì siamo su Via Cancellata Grande....dove si evidenzia l'apposizione della lampada semaforica proprio davanti al segnale di stop!!!


...più vicino notasi la visibilità del segnale di stop dare la precedenza, fortemente limitata! secondo voi...ciò è consentito dal regolamento di esecuzione del codice della strada?




aggiunto nuovo segnale che preavvisa la presenza di un semaforo!



questo, invece, è quello abbattuto e ripristinato ma è mancante del richiamo luminoso, presente sin dall'origine.



Questa, invece è la parte opposta, installata sin dall'origine, dotato richiamo luminoso.



Incrocio visto in direzione Colonna



notasi il pannello semaforico pendente da un lato - è questo un lavoro a regola d'arte?




Via Cancellata grande


Via Cancellata Grande- evidenziato nel riquadro giallo i sensori posti a terra per l'attivazione del semaforo!


Lato Via Colle Scossite - parte della segnaletica non è visibile causa vegetazione e pali di vario tipo

...e quì...tra pali elettettrici, segnale di stop, la lampada semaforica non è visibile a pieno.









evidenziati, nel riquadro giallo, i sensori a terra per via Colle Scossite e Via Cancellata grande.... questo ci fà pensare che la via Gallicano/Colonna abbia il semaforo sempre verde mentre per le altre vie il verde avviene solo su presenza del veicolo...questo potrebbe, a nostro avviso, permettere una velocità pericolosa ai veicoli transitanti sulla SP53/b....ma per questo attendiamo la messa in funzione dell'impianto!












SONO DI QUESTI GIORNI ULTERIORI LAVORI ALL'IMPIANTO...IL RIADDRIZZAMENTO DELLA LAMPADA SEMAFORICA STORTA, L'APPOSIZIONE DI ULTERIORI CARTELLI DI PREAVVISO SEMAFORO AL SEGNALE POSTO A 150 METRI E L'ADOZIONE DELLA SEGNALETICA ORIZZONTALE, FINO AD ORA INESISTENTE.


TERREMO D'OCCHIO LA SITUAZIONE POICHE' SI POTREBBE PENSARE CHE L'IMPIANTO NON SIA A NORMA E PRIVO DI COLLAUDO!
noi dalla parte dei cittadini!



mercoledì 20 luglio 2016

Zagarolo -- nuovi parkometri....e io pago!

USCITA DI SCENA LA SOC. SIS ORA LA GESTIONE PARCHEGGI, IN QUEL DI ZAGAROLO, E' STATA AFFIDATA AL CEP..... "CON PROCEDURA A EVIDENZA PUBBLICA"!. C'E' STATA ANCHE L'ASSUNZIONE DI ALCUNI ELEMENTI, IN AGGIUNTA AL PERSONALE GIA' ESISTENTE, CON CONCORSO "TIPO" CEP!!!

 IN TALE CONTESTO SONO STATI RIMOSSI I VECCHI PARCOMETRI SOSTITUITI CON ALTRI DELLA DITTA PARKEON S.p.a.

Apparecchiature di “nuova generazione”, che permettono all’utenza di pagare la sosta, oltre che con monete alla mano, attraverso l’utilizzo di tessere prepagate, bancomat e carte di credito, ed anche a poter avvalersi del cellulare collegato alla propria carta di credito, al fine di rendere più agevole e moderno il sistema di pagamento. 
 Dotati, anche,  di pannelli solari per l’alimentazione, modem e lettore tessere in grado di accettare i pagamenti della sosta attraverso le tessere prepagate e o ricaricabili magari fornite dall'amministrazione comunale, oltre alle carte di credito ed il bancomat.
La rete di parcometri integralmente dotata di sistema di pagamento con carta di credito, non comporta pagamento di alcuna commissione da parte dell’utente, che paga quindi unicamente la tariffa della sosta. Dovrebbe essere accettato il più ampio ventaglio di carte (Visa, Mastercard, Circuito Maestro e FastPay), offrendo così all’utenza, anche turistica, la massima facilità di accesso. 
  Chissa poi se l'amministrazione comunale (o chi per essa) sia in grado di sfruttare a pieno le potenzialità di questi parcometri! Si potrebbe, ad esempio, far pagare la quota mensa scolastica e/o i tasporti pubblici e scolastici....pagare le tasse richieste dal CEP e dal comune.
  I parcometri emettono anche la ricevuta della transazione bancaria. 
Sistema semplice, sicuro (non è richiesto alcun codice), garantito dal sistema bancario, senza alcun costo aggiuntivo per l’utente.
I dispositivi sono dotati (o dovrebbero) di un sistema di gestione centralizzata mediante l’utilizzo di un Software dedicato (Parkfolio), che consente di monitorare in tempo reale il funzionamento dei parcometri (con conseguente notevole miglioramento della manutenzione), gli incassi, le frequenze di utilizzo delle aree ed una molteplicità di altri dati indispensabili per la gestione e per il governo della mobilità.
 MA....TRANQUILLI!!!! (si fa per dire!)

I parcometri installati in quel di Zagarolo....tutte queste operazioni proprio non le fà.... oltre al fatto che a molti utenti, le varie operazioni, appaiono difficoltose! e poi, qualcuno già asserisce che il collegamento per il pagamento elettronico non lo utilizzerebbe per il pagamento di 1 o 2 euro!

Purtroppo per l'amministrazione comunale e per il gestore CEP il collegamento informatico deve essere obbligatoriamente realizzato e disponibile per l'utenza! 
Infatti  dal 1° luglio 2016, è scattato l'obbligo imposto dalla legge di stabilità 2016, per i comuni, di adeguare i dispositivi di controllo della durata della sosta a pagamento allo scopo di consentire i pagamenti con bancomat o carte di credito.
Il comma 901 della legge, con il fine di incentivare i pagamenti elettronici, prevede infatti che "dal 1° luglio 2016, le disposizioni di cui al comma 4 dell'art. 15 del d.l. n. 179/2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221/2012, si applicano anche ai dispositivi di cui alla lettera f) del comma 1 dell'articolo 7 del codice della strada ", estendendo dunque ai dispositivi di controllo di durata della sosta, l'obbligo di "accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito e carte di credito".
Le conseguenze sono di facile intuizione: sia per gli automobilisti che, in mancanza dei dispositivi attrezzati col bancomat, potranno ritenersi autorizzati a parcheggiare gratis e senza il rischio di essere multati, ...sia per le "casse" dei comuni che non si sono ancora adeguati, salvo che non dimostrino, come prevede la modifica apportata al dl 179/2012, dalla stessa legge di stabilità, di non aver potuto ottemperare all'obbligo per "oggettiva impossibilità tecnica". 

...tanto per dimostrare l'inesistenza del collegamento pos:
 

non ci resta che dire: E IO PAGO!....

dalla parte dei cittadini!







giovedì 3 marzo 2016

Zagarolo -- oltre al danno....anche la beffa! e...io pago!

CERTO...NON POSSIAMO FARE FINTA DI NULLA!.....NOI CHE DA SEMPRE SIAMO DALLA PARTE DEI CITTADINI E LO SAREMO ANCORA!

ANDIAMO ALLA STORIA!

L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE, PER L'ISCRIZIONE AL SERVIZIO MENSA E TRASPORTO DEGLI ALUNNI, SI SERVE, PER LA RISCOSSIONE DELLA RELATIVA QUOTA, DI ESERCIZI PUBBLICI COMMERCIALI, DEBITAMENTE AUTORIZZATI IN CONVENZIONE .
 
ORA ACCADE CHE UNO DEI PUNTI CONVENZIONATI NON HA INTESO VERSARE LE QUOTE INCASSATE PARI A €25.089,00 NONOSTANTE L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE NE ABBIA RICHIESTO IL VERSAMENTO CON RIPETUTI SOLLECITI!

L'INTENTO, QUINDI, E' QUELLO DI ADIRE A VIE LEGALI, NEI CONFRONTI DI QUEST'ATTIVITA' COMMERCIALE ALLO SCOPO DI OTTENERE IL RECUPERO FORZATO DI QUANTO SPETTANTE! 

QUI' SI PARLA DI INADEMPIENZA!!! 
MA NON APPROPRIAZIONE INDEBITA!!!
MA NON FURTO!!! 

QUINDI...OLTRE AL DANNO...ANCHE LA BEFFA!!! 
IN AGGIUNTA AI SOLDI CHE IL CITTADINO UTENTE HA DOVUTO SBORSARE PER IL SERVIZIO MENSA E TRASPORTO CI SARA' DA ELARGIRE, DALLE NOSTRE TASSE, LA PARCELLA AL LEGALE, NECESSARIA PER IL RECUPERO DELLE SOMME DOVUTE E NON TRANSITATE  NELLE CASSE DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE! 

PERCHE' MAI NON E STATA ANCORA POSTA IN ESSERE UNA DENUNCIA?
PERCHE' MAI NON SI E' AVVIATO UN SEQUESTRO CAUTELATIVO?
PERCHE' MAI SI OMETTE IL NOMINATIVO DELL'ATTIVITA' COMMERCIALE?
PERCHE', PER MOLTO MENO, ALTRI SONO STATI POSTI ALLA PUBBLICA GOGNA?

NON CI SI OFFENDA, QUINDI, SE QUALCHE CITTADINO HA AVUTO MODO DI ESTERNARE CHE IN QUANTO AD OMERTA' ZAGAROLO E' AL PARI DI UN CERTO PAESINO SICILIANO!

MEDITATE GENTE.....
PARE  CHE A ZAGAROLO NULLA SIA CAMBIATO!








giovedì 25 febbraio 2016

URAZ - Nuovi Bussines -- cimiteri a go...go...!


‘’L'argomento è di quelli "sensibili"; tocca l'etica, ma anche la salute della popolazione. E' a tutti gli effetti un inceneritore, ma preferiscono ignorarlo e tentano di rinviare il confronto con la popolazione a dopo le elezioni, nel frattempo però - passo dopo passo - preparano il terreno per costruire il forno nel bel mezzo delle abitazioni e vicinissimo a scuole e giardini, incuranti degli effetti che potrà avere sulla salute dei cittadini.

Ognuno ha la sua strategia comunicativa ma entrambi hanno lo stesso comune denominatore: i cittadini non devono sapere!

Perchè non dire la verità ai cittadini?

La mobilitazione in corso, lui sostiene, nasce dai chi risiede nelle vicinanze e teme ricadute di inquinanti nei loro giardini ....! Gli inquinanti non ricadranno solo nei giardini di chi abita nelle vicinanze, ma si disperderanno nell'aria, trasportati dai venti e andranno ad aggravare tutta la situazione ambientale dell'area già pesantemente compromessa..... ovvio che chi abita nelle vicinanze ne riceva dosi maggiori!

Analisi compiute su siti simili hanno infatti dimostrato importanti emissioni di sostanze inquinanti che vanno dalle polveri sottili, monossido di carbonio, ossidi di zolfo, composti organici del cloro e del fluoro, metalli pesanti, in particolare il mercurio (dall'amalgama nelle otturazioni dentarie che, reso biodisponibile dalla combustione, contamina i terreni circostanti per lunghi periodi) fino alle diossine che, attraverso la catena alimentare entrano nei nostri corpi e sono cancerogeni certi. Non ci vengano a dire che questo è allarmismo.... ‘’



I ‘’PRO’’ TEORICI!!!!

L’installazione e l’utilizzazione di un impianto di cremazione é soggetta alla preventiva autorizzazione del Enti Competenti ai sensi della normativa vigente.

Gli Enti generalmente interessati sono il Comune, la Provincia e gli Enti di controllo che sono chiamati a valutare il progetto presentato in termini di rispetto della normativa vigente.

NORMA TECNICA Norma UNI 9496 - Impianti di incenerimento di rifiuti speciali. Offerta, fornitura e collaudo.1991.

Le tecnologie di cremazione si sono evolute per migliorare sia il controllo e lo svolgimento del processo di cremazione sia l’abbattimento degli inquinanti per mezzo di sistemi di filtrazione sempre più efficienti.

Per ottimizzare il funzionamento di un impianto di cremazione dovrebbero comunque sempre essere eseguite da parte dei responsabili le operazioni di manutenzione previste per mantenere in piena efficienza tutte le apparecchiature e svolgere un programma di formazione permanente del personale per mantenerlo aggiornato e motivato a svolgere al meglio il proprio compito.

L'impianto di cremazione GEM completo di sezione di depurazione fumi a secco sarà in grado di ottenere i seguenti valori massimi di emissione riferiti all’11% di O2 libero, condizioni normali  (273°K e 101,3 kPa) e gas secco in conformità con le proposte contenute nel « Libro Bianco sulla Cremazione» presentato a Bruxells 30 Maggio 2008 (link www.eurocrematori.eu):

polveri                                                                     10                                                mg/Nm3
monossido di carbonio (CO)                                50                                                mg/Nm3

composti organici volatili (COV)                          20                                                mg/Nm3
mercurio (Hg)                                                        0,2                                                mg/Nm3

diossine / furani                                                    0,1                                                 ng/Nm3

ossidi di azoto (NO2)                                            400                                                mg/Nm3
acido cloridrico (HCl)                                            30                                                mg/Nm3
ossidi di zolfo (SO2)                                              50                                                mg/Nm3


Classificazione dei rifiuti

Dovranno essere effettuate analisi quantitative e qualitative delle ceneri e delle polveri provenienti dai sistemi di filtrazione, inclusa l'analisi chimica totale ai fini della loro corretta classificazione e conseguentemente della loro corretta messa a dimora definitiva.

Per analogia con impianti di cremazione funzionanti si rileva che le polveri potranno essere generalmente classificate come rifiuto speciale codice CER 20.03.01.

Le polveri e le ceneri dovrebbero essere temporaneamente stoccate in appositi sacchi o contenitori ermetici, posizionati all’interno di contenitori rigidi opportunamente contrassegnati, in attesa del trasporto alla destinazione finale.

Produzione annua di rifiuti

Il quantitativo di polveri e ceneri volatili prodotto da un impianto di cremazione dovrà essere valutato in funzione del numero di cremazioni effettuate e della tecnologia di filtrazione adottato.

CHI CONTROLLERA’ TUTTO QUESTO?????????
 ...BIO.....MA QUALE BIO!! 
DICIAMO NO AL BIOGAS, IL BIO INQUINAMENTO NON ESISTE ,COME NON ESISTE LA BIO MORTE………….

Altro che “energia rinnovabile”! Le centrali a biomasse sono un affare solo per chi le fa!

L’energia prodotta da impianti a biomassa o biogas possiamo definirla energia da fonte rinnovabile? Stando a quello che dice il prof. Gianni Tamino sicuramente no “si può parlare di fonti rinnovabili solo se nel territorio di origine e nel tempo di utilizzo quanto consumato si ripristina” Ciò vale per l’energia solare, eolica e idrica, ma non si applica totalmente alle biomasse intese come materiale prodotto da piante e destinato alla combustione o alla digestione anaerobica.

Come funzionano le centrali a biomasse: esistono centrali di tre tipi            a) a biomasse solide (legno, cippato, paglia, ecc.), sono impianti tradizionali con forno di combustione della biomassa solida, caldaia che alimenta una turbina a vapore accoppiata ad un generatore.                                                 b) a biomasse liquide (oli vari: palma, girasole, soia,ecc.); sono impianti, alimentati da biomasse liquide (oli vegetali, biodiesel), costituiti da motori accoppiati a generatori (gruppi elettrogeni).                                                       c) a biogas ottenuto da digestione anaerobica (utilizzando vari substrati: letame, residui organici, mais o altro). Da tener presente che una centrale a biogas con colture dedicate può ricorrere legalmente anche alla Forsu (frazione organica rifiuti solidi urbani) in base al DL n°387 del 29/12/2003 e alla sentenza del Consiglio di Stato Sez. V n°5333 del 29/07/2004.

Le centrali a biomasse funzionano per combustione: a temperature che di solito superano gli 800°C, trasformano la materia delle biomasse (solide o liquide) in energia sotto forma di calore.  Il calore alimenta una caldaia che può fornire riscaldamento (c.d. Co-generazione e teleriscaldamento, cioè lo sfruttamento dell’energia termica per riscaldare l’abitato circostante aumentando l’efficienza energetica dell’impianto che ne rappresenta circa il 70-75% della produzione) o produrre il vapore necessario per azionare una turbina e produrre energia elettrica (che rappresenta il 25-30% del potenziale energetico dell’impianto.

Le centrali a biogas funzionano attraverso un processo di fermentazione-digestione-metanizzazione: trasformano la materia attraverso la “digestione anaerobica” che, in assenza d’aria e per mezzo di batteri che si nutrono della sostanza organica, producono gas/metano e digestato.

Il digestato è un rifiuto (codice CER: 190600-03-04-05-06).

Il gas captato dalle vasche di fermentazione viene immesso in centrali a gas con motori con potenza solitamente inferiore a 1MW elettrico, dove per mezzo della combustione produce energia elettrica e calore.

A chi servono queste centrali?

Servono agli imprenditori che realizzano l’opera, per beneficiare di generosi incentivi statali previsti per le “fonti rinnovabili”. Senza incentivi statali verrebbe meno la ragione economica principale di questa attività. In ogni caso è possibile ritenere che la generalizzata propensione alle centrali a biomassa e biogas rientra anche in una più generale prospettiva di riutilizzo di queste centrali per il trattamento di rifiuti. Infatti, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (Forsu) è equiparata alle biomasse con decreto ministeriale. Facile prevedere che una volta costruite queste centrali, invece di essere alimentate con biomasse agricole, di cui l’Italia non dispone e che hanno un costo sempre maggiore, potranno essere alimentate con Forsu, il cui costo di smaltimento è già una prima fonte di redditività. Il conferimento della Forsu vale da 80 a 110 €/t, il verde circa 60 €/t e i fanghi da depurazione circa 90 €/t.


 E’ PARADOSSALE ED INQUIETANTE PROMUOVERE UNA CAMPAGNA DI ‘’BIO-INQUINAMENTO’’

Se pensiamo che una centrale a biomasse solide della potenza di 1 MW accesa tutto l’anno, tutti i giorni 24 h al giorno consuma 14.400 t/anno di materia prima due sono le considerazioni: la prima è che l’enorme inquinamento derivante dalla combustione di una così elevata quantità di materiale non è limitato soltanto all’entità dei fumi, delle ceneri e delle microparticelle emesse nell’aria, ma deve tener conto anche del traffico di camion necessario per il continuo rifornimento della biomassa da bruciare; la seconda è l’impossibilità di rispettare una clausola che troviamo sempre nei progetti di questi impianti “materiale reperito in zona”. Non è difficile capire come sia impossibile raggiungere tali quantità solo con le potature degli alberi o con il legname residuo del taglio consueto dei boschi in zona. Quindi il materiale da bruciare viene da forniture diverse, incluse importazioni di cippato a prezzo più economico, spesso proveniente dall’estero, anche da zone altamente inquinate o da paesi in via di sviluppo che subiscono il “land grabbing” (accaparramento di terreni da parte di società straniere).

Le centrali a biomasse possono bruciare qualsiasi tipo di combustibile secco e purtroppo in molti casi è stato accertato che in queste centrali venivano inceneriti illegalmente anche altri prodotti (immondizia, plastica, gomma). Inoltre il Decreto Ministeriale (DM 6 luglio 2012 “nuovi incentivi alle rinnovabili”) ha introdotto la possibilità di alimentare le centrali a biomassa anche con Combustibile Solido Secondario (CSS) cioè il rifiuto secco trattato. Quindi è purtroppo possibile “per decreto” bruciare lecitamente i rifiuti in questo tipo di impianti.

Da quanto esposto sorgono spontanee due considerazioni: la prima che dietro l’etichetta BIO chi promuove questi impianti ha spesso le carte in regola per partecipare al ricchissimo business del trattamento dei rifiuti; la seconda che i cittadini pagano quindi più volte: con i soldi per gli incentivi, con le tasse per lo smaltimento dei rifiuti e con la salute il proliferare di questi impianti.

Quali rischi per l’ambiente e la salute sono connessi al biogas?

Per alimentare una centrale da 1 MW a colture dedicate (mais) serve coltivare circa 300 ettari di terreno. Poichè i vegetali necessari alle fermentazione non sono destinati all’alimentazione umana e poiché quello che conta è la resa, i terreni coltivati vengono irrorati con dosi massicce di fertilizzanti e di pesticidi, che finiscono per inquinare il terreno stesso e le falde acquifere sottostanti. La stessa combustione del biogas è fonte di emissioni tossiche. Il biogas è più inquinante del metano perchè contiene metano soltanto al 55/60%.

Gli impianti di bio-digestione non riescono a neutralizzare completamente i batteri presenti, in particolare i clostridi che sono batteri termoresistenti (a questa famiglia appartengono i batteri che provocano botulismo e tetano). In Germania alcuni ricercatori hanno suggerito che l’epidemia di Escherichia Coli che ha colpito la Germania nell’estate del 2011, causando 18 morti e le migliaia di casi di botulismo osservato negli animali tra l’estate del 2011 e l’inizio del 2012, sarebbero state causate dalla presenza di centrali a biogas. Le quantità annue di inquinanti immesse in atmosfera sono rilevanti: tonnellate di sostanze pericolose come ossidi d’azoto e zolfo inquinano ambiente e popolazione, e producono piogge acide. Sulla base del biogas bruciato (circa 8,5 milioni di mc) e del contenuto medio di metano (tra 50 e 65%), si può affermare con una certa approssimazione, che un motore di quasi 1MW brucerà un quantitativo di metano equivalente a quello di circa 1.500 case di oltre 100 mq di superficie (consumo annuo di circa 1.600mc) ciascuna, ma con le emissioni sommate e concentrate in un solo punto.

Quali rischi per l’ambiente e la salute sono connessi alle centrali a biomasse?

Con le centrali a combustione diretta di biomasse l’impatto ambientale è molto gravoso, soprattutto in relazione al fatto che vengono considerate biomasse anche materiali altamente inqinanti (elenco D.M. 6 luglio 2012). Tutte le biomasse bruciate liberano in atmosfera quantità enormi di sostanze altamente inquinanti che per ricaduta vanno ad inquinare l’ambiente e in particolare i terreni agricoli, oltre a formare ulteriori aggregazioni chimiche inquinanti che vanno a depositarsi anche nei polmoni di animali e umani. Infatti a temperature elevate, fino ad 800° C, gli impianti liberano fumi con molte sostanze inorganiche che volatizzano per poi ricombinarsi sotto forma di polveri sottili ovvero di particolato. Questo termine, indicato con la sigla PM, designa piccolissime particelle solide o liquide del diametro del micron che rimangono sospese nell’aria per periodi variabili e dipendenti dalla loro massa e diametro prima di ricadere al suolo. Le particelle hanno un diametro che può variare da un paio di nanometri fino a 100 micron e in base a questa caratteristica possono avere una diversa penetrazione nell’apparato respiratorio di animali e persone fino a penetrare direttamente nel sangue quando il particolato diventa ultrafine.

Il termine “bio” viene utilizzato per attribuire una valenza positiva e “naturale” a questo tipo di impianti in modo da poterli ascrivere al mondo della cosiddetta “green economy”. La mistificazione del linguaggio, in questo caso, è strumentale ad una politica di proliferazione di queste tecnologie sotto l’ombrello dell’ecologia e del rispetto della natura.

Il termine “bio” significa vita, crediamo che questi impianti di vita non ne dispensino affatto.

Contributo a cura del Comitato Lasciateci Respirare di Monselice.

ASSOCIAZIONE POLITICA U.R.A.Z ,
LA PRESIDENTE JESSICA GIANNETTI.
CIMITERO DI PASSERANO 120 MILA POSTI PIU' CREMAZIONE;
CIMITERO DI SAN CESAREO PIU' CREMAZIONE;
CIMITERO DI ROCCA PRIORA CON CREMAZIONE INTENSIVA;

...NO GRAZIE!!



mercoledì 20 gennaio 2016

Zagarolo - le fontanelle alla spina, oppure un pozzo senza fondo!

Abbiamo gia trattato, ripetutamente, dell'annoso problema "casette acqua alla spina" presenti all'interno del comune di Zagarolo.
Ad un costo irrisorio che è, o dovrebbe essere, di 5 centesimi a bottiglia da 1,5 di litro;  queste strutture offrono un nuovo modo di approvvigionamento dell’acqua potabile con dubbi vantaggi ambientali.
Ci sono però alcuni aspetti delle case dell’acqua alla spina che non convincono, come ad esempio il dispendio di soldi dei cittadini contribuenti. 
Con il pretesto di diminuire l’uso della plastica per l’imbottigliamento ed il trasporto, ma a noi ci sembra solo un’iniziativa commerciale, anche perchè le bottiglie in plastica vanno comunque sostituite almeno ogni due prelevamenti (a meno chè si usino bottiglie in vetro), si entra in un nuovo business, che fa concorrenza all’acqua minerale, cioè quella imbottigliata, provocando una distorsione del mercato e della concorrenza, anche se il livello minimo essen­ziale relativo al ‘diritto all’acqua’ è già soddisfatto, fatta eccezione per zone ancora non servite, con le garanzie relative alla ge­stione del servizio idrico integrato.

Le casette dell’acqua, non possono, quindi, ritenersi un servizio pubblico essenziale o co­munque un servizio di interesse generale, atteso che la medesima acqua che da esse viene somministrata finisce già nelle case di tutti i residenti, attraverso i rubi­netti della cucina.

Atteso dunque che i cittadini godono già della possibilità di bere l’acqua che scorre negli acquedotti, qualsiasi altra modalità di erogazione di acqua buona da bere rientra in un’attività di impresa che gli enti locali non hanno motivo di sostenere o frenare. 

La casa dell’acqua, quindi, viene proposta come diretta concorrente della minerale; ma le due acque non sono simili, e su questo punto "il marketing è ambiguo". 
Ricapitolando, dunque, secondo alcuni studi il finanziamento e la gestione delle case dell’acqua con soldi pubblici è ingiustificato, poichè interviene in quella che potrebbe essere una normale attività d'impresa.

Inoltre, è ingannevole il far ritenere agli utenti di poter risparmiare il costo dell’acqua in bottiglia, come se il prodotto fosse equivalente è discriminatorio nei confronti di coloro che comprano acqua in bottiglia, magari per finalità terapeutiche, e che si troverebbero nella condizione di partecipare, da contribuenti, alle spese di costruzione e gestione delle case dell’acqua senza poterne/volerne usufruire.

L’acqua alla spina non ha le stesse caratteristiche di quella in bottiglia e sulla qualità si è molto scettici. 
In questi distributori, l’acqua per essere migliorata viene fatta passare attraverso dei filtri e, se non è uguale a quella del rubinetto e a quella minerale, allora che acqua è? 
Perché non è disciplinata come le altre?.

Inoltre, questi sistemi di filtrazione, che tolgono il cloro, peggiorano la qualità eliminando alcuni parametri e aumentando il rischio di contaminazione batterica?.

Le amministrazioni comunali, quindi, dovrebbero impiegare i soldi per migliorare l’acqua del rubinetto e realizzare la condotta idrica per le zone non servite e non investire in questi distributori.

Ciò premesso andiamo a ricordare che a Zagarolo, di fontane per l'acqua alla spina ce ne sono ben tre.
-1. adiacenza piazzale della stazione fs;
-2. Piazzale del mercato di Valle del Formale;
-3. Via di Muro Pizzuto angolo Via Metastasio, Valle Martella.

. La prima fontana di fatto è stata l'ultima, in termini di tempo, ad essere installata; eroga acqua al costo di 5 centesimi per un contenitore di 1,5 di litro;

. La seconda fontana, quella di piazzale del mercato è la prima ad essere installata, eroga acqua al costo di 10 centesimi per un contenitore di 1,5 di litro...e quì cominciano le ambiguità. 
Considerato che tutte le fontane alla spina collocate  nei comuni del circondario, anche dello stesso logo/ditta che cura assistenza e manutenzione a quelle di Zagarolo, praticano rigorosamente il prezzo di 5 centesimi! come mai, quindi, la nostra beneamata amministrazione applica un prezzo superiore? possiamo azzardare che è di fatto un sistema atto al recupero del debito, perchè di questo si tratta! ... le casette dell'acqua non portano alcun guadagno ma un debito, probabilmente dovuto alla mala gestio, e tutto va a discapito del cittadino.
Fortemente alterati sono i cittadini, quali, per vari motivi, necessitano del prelevamento di una sola bottiglia...ad esempio, operai, atleti e gli stessi piazzisti del mercato che si tiene il sabato e la domenica.

. La terza fontana è collocata a Valle Martella, Viale Muro Pizzuto angolo Via  Metastasio, e qui qualcuno dovrebbe spiegarci perchè i documenti ufficiali riportano l'installazione a Piazza Di Vittorio!.... tale fontana, comunque, ha la stessa pari funzione/erogazione di quella di valle del formale.

Perplessita, poi, si evidenziano:
- l'indurre l'utenza ad acquistare una chiavetta elettronica "vuota" al modico costo di 6 euro.... da riempire, poi, a piacere  così d'agevolare un'incasso sicuro ed immediato subito disponibile per l'amministrazione comunale ma spendibile dall'utente in tempi successivi;
- Le analisi attestanti la salublità delle acque erogate e destinate ad uso alimentare.... analisi effettuate dalla ditta che ha in gestione l'impianto in un laboratorio di sua fiducia!! che dite!... non è come chiedere all'oste se il suo vino è buono?...cosa potrebbe rispondere?

Di fatto, quindi, a Zagarolo il sistema di erogazione acqua alla spina è un totale fallimento in quanto (se fosse stato di un privato avrebbe già chiuso l'attività) il costo d'esercizio è in passivo del 20/30%, ed indovinate un pò su chi grava questo debito? sul cittadino contribuente!... specificatamente... chi preleva l'acqua paga ben due volte... una al prelivevo ed un'altra dalle tasse!, chi invece non fa uso di quest'acqua alla spina paga una sola volta.... solo dalle tasse!

...e noi dell'URAZ.... come la pensiamo?:
  • le attuali casette dell'acqua andrebbero soppresse o quantomeno si vada a modificare radicalmente il  contratto relativo all'esercizio, manutenzione, affitto, etc;
  • va riveduto tutto il sistema gestionale significando che l'amministrazione comunale deve solo ed unicamente fornire un servizio ai cittadini senza generare ne ricavato ne debito;
  • avviare gara oppure ricerca di mercato atta ad individuare la ditta che possa fornire il servizio alle seguenti condizioni:
- A. installazione gratuita delle casette dell'acqua alla spina;
- B. la ditta dovrà farsi carico del pagamento dell'occupazione del suolo pubblico;
- C. la ditta dovrà farsi carico del pagamento di tutte le utenze (acqua e luce) ora a carico dell'amministrazione comunale;
- D. la ditta dovrà mantenere in piena efficenza l'impianto con la sostituzione di quanto sia necessario al corretto e regolare funzionamento;
- E. il ricavato relativo all'erogazione dell'acqua alla spina va totalmente alla ditta, significando che, come già detto, l'amministrazione comunale deve fornire solo un servizio, a costo zero ed esentasse per il contribuente.

L'amministrazione comunale, per finire, dovrà solo farsi carico dei dovuti controlli sul perfetto funzionamento dell'impianto, nonchè gli accertamenti sulla salublità delle acque, rivolgendosi a laboratori di propria fiducia.






U.R.A.Z. -- DALLA PARTE DEI CITTADINI!